Quando facciamo il tentativo, di tanto in tanto, di prenderci cura di noi stessi, consideriamo in primo luogo il corpo come oggetto malato esistente a sé, che decidiamo di sottoporre a esami di laboratorio, analisi e approfondimenti clinici di ogni genere nella speranza di inghiottire pillole che lo mettano, quanto prima, a posto. Meno fastidio dà con i suoi patetici dolori, meglio è. Di recente stiamo imparando addirittura a prendere in considerazione la mente, la psiche, in casi estremi l’anima, un po’ perché “ce lo ha detto il dottore” (evento rarissimo), un po’ per moda e perché in fondo parlare di psicologia rende più fichi e intellettuali. Tutto questo avviene la maggior parte delle volte senza la minima consapevolezza.
Quanto spesso ci fermiamo davvero? Quante volte diamo al corpo e alla mente la possibilità di esserci e di essere ascoltati senza la meccanicità dei nostri tempi? Ci fermiamo solo quando siamo costretti a farlo (come è avvenuto per via del Covid-19) o quando ci stiamo per addormentare.
Ma non basta! Cosa lega profondamente il corpo, la mente e lo spirito?
La risposta è Il RESPIRO, questo banale, stupido e vitale processo.
Situazioni di pericolo ne aumentano la frequenza accorciandone la durata, situazioni di costrizione fisica e mentale ne impediscono l’espressione pressandoci sul petto, la noia ci fa sospirare, i dolori corporei lo striminziscono, l’armonia lo estende e lo nutre. È sufficiente essere raffreddati per impazzire, e guarire per darlo per scontato.
Considerato che siamo tutti amanti della scienza e della dimostrazione concreta di come vanno le cose, oggi voglio parlare della “respirazione ciclica” e di come tutti noi respiriamo attraverso un ciclo nasale nel quale le due narici si attivano alternativamente. Che significa?
Significa che quando respiriamo, utilizziamo una narice per volta e ogni individuo ha la sua preferita. L’attivazione dell’una o dell’altra narice è legata agli emisferi cerebrali e ad una corrispondente attivazione fisica. L’alternarsi delle due narici è spontaneo ma può essere controllato inducendo quindi cambiamenti cerebrali e corporei. Mi spiego meglio.
La nostra attività cerebrale è governata dai due emisferi, destro e sinistro. Da tempo si sa che hanno funzioni diverse: l’emisfero destro è coinvolto nella creatività, nell’emotività, organizzazione spaziale e percezione visiva; il sinistro è deputato alla logica sequenziale e ai processi linguistici. Quando respiriamo dalla narice destra si attiva l’emisfero sinistro, quando questo avviene nella narice sinistra si attiva quello destro. Tale processo avviene spontaneamente ma è interessante vedere come è possibile controllarlo e fare in modo che si cambi la narice con la quale si sta inglobando aria.
Nella tradizione yogica la respirazione Nadi Sodhana Pranayama permette proprio di respirare in modo alternato dalle narici. “Nadi Sodhana” significa pulizia delle Nadi, ovvero dei canali corporei dove scorre l’energia. La pratica consente all’energia di fluire nel corpo inducendo uno stato generale di benessere fisico e mentale. Quando si inizia una seduta di meditazione, ad esempio, l’attivazione della narice sinistra e quindi dell’emisfero destro permette di entrare nello stato meditativo più velocemente; quando ci si arrabbia, invece, si attiva l’emisfero sinistro e quindi spostare la respirazione all’altra narice permette di ottenere effetti calmanti.
Come si sposta, dunque, la respirazione da una narice all’altra?
È sufficiente spostare il peso corporeo sul lato della narice aperta e dopo pochi attimi si percepirà l’apertura dell’altra; un altro modo è prendere un cuscino o una pallina da tennis e premerla sotto l’ascella.
Il ciclo nasale può essere impiegato anche per cambiare volontariamente l’attività dei centri del cervello che si occupano di organi interni, tessuti e cellule. Questo spiega come lo yoga induca attraverso la respirazione cambiamenti nelle funzioni vegetative (battito cardiaco, pressione arteriosa, vasodilatazione, ecc.). La ricercatrice Darlene Osowiec (1991), affermava come reali le ipotetiche associazioni tra ritmo nasale ultradiano, ansia, sintomi di stress e processi di auto-affermazione della personalità. Darlene, infatti, ha scoperto che esiste una correlazione positiva statisticamente significativa tra individui con alta autostima, bassi livelli di ansia e di sintomi stress-correlati e ciclo nasale regolare, e individui con bassa autostima, alti livelli di ansia e di sintomi stress-correlati e irregolarità del ciclo nasale.
È stato visto, inoltre, che i pazienti con ostruzione cronica di una narice riportavano più spesso problemi fisici e psicologici. Una narice bloccata e la conseguente respirazione che avviene attraverso la stessa narice per lunghi periodi è legata, dunque, a disordini mentali.
“La scoperta potrebbe essere applicata nella cura dei disturbi mentali lateralizzati; alcuni tipi di schizofrenia, per esempio, sembrano riflettere disfunzioni nell’emisfero sinistro, disturbi di tipo maniaco-depressivo potrebbero indicare disfunzioni nell’emisfero destro. La respirazione da una sola narice stimola l’attività dell’emisfero cerebrale opposto. Questa scoperta suggerisce la possibilità di una terapia dei disturbi legati all’umore e delle turbe mentali senza ricorrere ad agenti farmacologici esterni.“
Sulla base di queste ed altre ricerche, diventa sempre più rilevante il ruolo della respirazione nel benessere dell’individuo. Imparare ad ascoltare ed essere nel respiro rientra nelle tecniche che utilizzo in psicoterapia come canale di ascolto profondo di se stessi, del proprio bagaglio di emozioni, vissuti e pensieri che possono influenzare l’esistenza negativamente e che richiedono un’attenzione sempre più presente e viva.
“Ricordatevi di respirare. Dopo tutto, è il segreto della vita.” Gregory Maguire
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