Tutti noi stiamo vivendo un periodo nel quale il tempo si dilata e restringe quotidianamente. Abituati a incastrare in una giornata impegni lavorativi, familiari e relazionali, ricerchiamo attivamente il giusto tempo da dedicare a ogni cosa con la sensazione che non sia mai abbastanza. Vorremmo giornate più lunghe per dedicarci anche alle passioni, o più corte se sopraggiunge la noia, in particolare quando smettiamo forzatamente di lavorare. Ci ritroviamo a fare i conti con noi stessi e con la tanto aspirata e spaventosa libertà di fare ciò che ci pare. Abbiamo la costante necessità di dare struttura al tempo senza la quale ci sentiamo disorientati, frustrati, nullafacenti e impotenti. Da dove viene questo bisogno?
Per spiegarlo ci corre in aiuto Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale. Egli sosteneva che l’essere umano sin dalla nascita nutre bisogni di stimolo, carezze e struttura. Non solo bisogni fisiologici legati alla sopravvivenza, dunque, ma anche specifici bisogni emotivi. Tra questi ultimi compare il bisogno di strutturare il tempo, di dargli forma e contenuto. In questo modo colmiamo sentimenti di inutilità, inefficacia e la terribile sensazione di non esistere. Secondo Berne, esistono 6 modi di trascorrere il tempo, classificati in senso crescente sulla base del coinvolgimento nella relazione con l’altro e del rischio emotivo associato.
Vediamo quali sono.
– Ritiro o isolamento. Si verifica quando ci si ritira dalle relazioni, si resta con se stessi e col proprio dialogo interiore; viene meno l’azione, si elaborano esperienze ed emozioni dandogli significato.
– Rituali. Variano da cultura a cultura e possono essere fisiologici, personali, familiari e sociali; hanno un inizio e una fine e richiedono un rischio minimo nel quale è attivo lo stato dell’Io del Bambino Adattato (il bambino che siamo stati nell’aderire a regole, insegnamenti e messaggi genitoriali). Generalmente il rituale ha un effetto calmante nella persona. Ne sono esempi, il caffè appena svegli, la pratica di Yoga all’alba, la sigaretta dopo pranzo. Il rituale diventa conflittuale quando è molto presente nel tempo e un improvviso nuovo stimolo manda la persona in tilt.
– Passatempi. Si tratta di forme di condivisione informale nelle quali ci si relaziona all’altro ma non più di tanto; è il caso delle “chiacchiere” con gli amici che rispettano il tacito accordo di non andare oltre e quindi di non trattare argomenti importanti e profondi. La conversazione non si sa come va a finire e si attivano gli stati dell’Io Genitore (colui che detta regole, dà consigli, protegge) e Bambino.
–Attività. In questo caso la relazione volge verso un obiettivo concreto e aumenta il rischio emotivo anche sulla base dell’aspettativa. Si è in attività quando, ad esempio, ci si accorda con qualcuno per andare al cinema o per fare un viaggio; è attivo lo stato dell’Io Adulto (centrato, lucido, collocato nel qui ed ora).
– Giochi psicologici. Sono modi di relazionarsi agli altri che si ripetono in modo uguale e costante e che ripropongono strategie infantili un tempo utili alla sopravvivenza che oggi risultano inadeguate. Richiedono tanta energia e sono volti a confermare il proprio copione di vita: idee su di sé, sugli altri e sul mondo. Il gioco si verifica, ad esempio, quando si chiede aiuto a qualcuno impedendogli di aiutarci; così si criticano le soluzioni proposte, lo si svaluta, lo si fa sentire incapace; queste transazioni non fanno altro che alimentare l’idea che “chi fa da sé fa per tre“.
–Intimità. Rappresenta il fine ultimo e l’aspetto più evoluto della relazione tra due persone. Si delinea la possibilità di essere trasparenti attraverso una comunicazione autentica e congruente con ciò che si sente e pensa. Le emozioni sono espresse per incontrare l’altro piuttosto che per giudicarlo. Richiede moltissimo coinvolgimento emotivo associato ad un elevato rischio di uscirne feriti, delusi, incompresi.
A questo punto è utile chiedersi: come strutturo il mio tempo?
Immaginando una linea che va dall’isolamento all’intimità, al cui centro troviamo le attività, quanto tempo dedico in percentuale ai giochi psicologici? Quanto ai passatempi? Quanto all’intimità? Quanto rischio ogni giorno di relazionarmi all’altro in modo autentico? Non ci resta che costruire la nostra linea del tempo, distribuirne i contenuti, osservare e decidere di cominciare sin da subito a cambiarne la struttura. Viviamo in un tempo flessibile, imprevedibile e scandito, oggi più che mai, dalle piccole e grandi decisioni che prendiamo ogni giorno.
“So you run and you run to catch up with the sun but it’s sinking Racing around to come up behind you again The sun is the same in a relative way but you’re older, Shorter of breath and one day closer to death.”
“Allora tu corri e corri per raggiungere il sole, ma sta tramontando Correndoti attorno per tornare dietro te Il sole è relativamente lo stesso ma tu sei più vecchio Con il fiato corto e un giorno più vicino alla morte.”
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