Ogni cultura ha i propri rituali. Noi conosciamo il battesimo per festeggiare la nascita, il matrimonio per coronare un amore, il funerale per salutare una vita. Ma in tutte le culture dell’Universo, ci sono tradizioni e cerimonie che si ripetono meccanicamente, dimenticandone il prezioso significato. In alcune zone della Scozia, ad esempio, coloro che scelgono di sposarsi devono cospargere il proprio corpo di alimenti appiccicosi e puzzolenti, e poi fare una passeggiata in paese con questo odore nauseabondo; lo scopo è far sì che nella vita matrimoniale qualunque difficoltà si incontri, sarà per forza di cose meno umiliante. In Maharashtra e Karnataka, stati dell’India, c’è l’usanza per cui si augura fortuna e prosperità ad un neonato, lasciandolo cadere da 9 metri di altezza su un lenzuolo bianco. Come vediamo, il mondo è pieno di riti di passaggio anche bizzarri, ma il loro valore è racchiuso nel modo in cui comunicano all’inconscio attraverso la realtà materiale.
Alejandro Jodorowsky, autore, artista e regista, ha dedicato una vita intera allo studio dei rituali come fonte di consapevolezza dell’individuo. Egli, attraverso l’uso dei tarocchi come canale esplorativo della persona, ha capito che non sempre le parole sono sufficienti per superare i blocchi di un vissuto. In altri termini, sublimare un impulso sconveniente con un’attività artistica o con azioni sociali, non è sufficiente per eliminare i desideri repressi. Quando una persona manifesta dei sintomi, la psicoanalisi fa sì che razionalmente li si possa comprendere, dandovi significato. Purtroppo un lavoro di questo tipo delle volte non fa altro che rendere logico ciò che non può esserlo come i messaggi inviati dalla nostra parte più inconscia, profonda e intima. Per tali motivi, Jodorowsky ha inventato la Psicomagia.
Quando un impulso riemerge, possiamo liberarcene solo realizzandolo. Come? Attraverso l’azione. La persona, in questo caso, anziché insegnare all’inconscio a parlare il linguaggio della ragione, procede esattamente nel verso opposto: insegna alla ragione a padroneggiare il lessico dell’inconscio; subentrano gesti, odori, sensazioni tattili, rumori e immagini. Si verifica la realizzazione simbolica del mondo interno e metaforicamente, si proiettano le persone della propria vita su oggetti reali. Riprendo un esempio che lo stesso Jodorowsky fa in “Manuale pratico di Psicomagia“: se qualcuno sente il desiderio di eliminare la sorella minore perché durante l’infanzia ha rubato le attenzioni della madre, un atto psicomagico richiederebbe di incollare una fotografia della bambina sopra un melone e distruggerlo a martellate. In questo modo l’inconscio avrà soddisfatto il proprio desiderio di delitto e la persona si sentirà liberata. È un po’ come la piacevole sensazione di leggerezza che si prova dopo aver preso a pugni un cuscino sul quale decidiamo di proiettare chi ci fa arrabbiare.
Affinché un atto psicomagico funzioni, è necessario che chi lo compie accetti i propri desideri incestuosi, cannibali, narcisisti o bisessuali; solo così potrà permettersi di compierli metaforicamente. Si parte dal presupposto che ogni malattia porta con sé un divieto al quale si deve disobbedire con forza per superarlo. A questo punto, vediamo quali sono i requisiti che secondo Jodorowsky aumentano la possibilità che la psicomagia dia risultati.
Per prima cosa, la persona deve realizzare allusivamente le predizioni. Sin da quando siamo piccoli riceviamo dai nostri genitori messaggi che finiscono nella nostra memoria e che finiremo per realizzare; ad esempio “se non farai il lavoro di tuo padre, da grande sarai un fallito“. In questo caso, l’atto permetterà alla persona di vivere il fallimento mettendosi nei panni di un clochard che vive per strada; il fine non è evitare la minaccia ma sperimentarla.
Altro punto è fare qualcosa che non si è mai fatto prima. Nel momento in cui ci liberiamo dalle nostre abitudini e usciamo dal circolo vizioso delle imposizioni, possiamo conoscere una personalità più autentica. Quanto più riesce difficile compiere un atto, tanto più servirà alla propria guarigione.
L’azione deve finire sempre in modo positivo perché aggiungere male al male non serve a nulla. Quando Jodorowsky consiglia a qualcuno di scagliare la propria rabbia strappando la foto del colpevole o prendendo a calci la sua tomba, raccomanda sempre di spalmare della marmellata di rose su di essa oppure di scrivere una parola di amore con del miele. Il senso è far in modo che il finale sia comunque pieno di amore.
Ciascuna situazione di malessere include una sofferenza dello spirito. La psicomagia non si pone l’obiettivo di sostituire le cure mediche o psicoterapeutiche, ma si prefigge di connettere il profondo al mondo reale. Il film “Psicomagia” lo mostra chiaramente. Se scegliete di vederlo, abbandonate il giudizio, dimenticate tutto ciò che credete di sapere e datevi la possibilità di entrare in una realtà straordinaria di guarigione.
“.La necessità di guarire nasce da una mancanza di coscienza. La malattia consiste nel fatto che abbiamo tagliato i collegamenti con il mondo. La malattia è mancanza di bellezza, e la bellezza è unione. La malattia è mancanza di coscienza, e la coscienza è unione con se stessi e con l’Universo.”
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