Quando diventiamo grandi, adulti e vaccinati (si spera), le decisioni che prendiamo, il modo in cui gestiamo le relazioni e banalmente anche come ci occupiamo della nostra casa, sono spesso il risultato di un continuo e incessante dialogo interiore. È come se ci fossero tante voci dentro di noi che indicano come comportarci, elogiano o meno il nostro operato, ci mettono al corrente dei rischi di una situazione o di quanto siamo incapaci di affrontarla. Non sto parlando dei suoni che può sentire una persona affetta da disturbo psicotico, ma di messaggi presenti in noi sin dai primi anni di vita, che ci guidano e ostacolano, influenzando il nostro comportamento, pensiero e stato d’animo. Per capirci meglio, ricorrerò all’Analisi Transazionale che illustra chiaramente ciò di cui parlo.
Ciascuno di noi possiede i tre Stati dell’Io: Genitore, Adulto e Bambino. Sia nel corso della prima infanzia che successivamente, essi contengono messaggi che arrivano dai genitori reali, dotati anche loro di questi tre nuclei. Esistono tre tipi di transazioni: le ingiunzioni, messaggi impliciti che partono dal Bambino del genitore e finiscono nello stato dell’Io Bambino del bambino (so che sembra un gioco di parole!); le contro-ingiunzioni, messaggi espliciti, che nascono dal Genitore del genitore reale e finiscono nello stato dell’Io Genitore del bambino; i modelli, messaggi che vengono inviati dall’Adulto del genitore reale e recepiti dallo stato dell’Io Adulto del bambino. Non avete capito una mazza? Non fa niente, voi proseguite nella lettura che io provo a spiegarmi meglio.
Partiamo dalle ingiunzioni.
Numericamente sono una dozzina e mentre ne leggete la descrizione, provate a notare quanto sono presenti nelle vostre vite.
1. Non esistere. Questo messaggio molto doloroso e profondo può esser presente quando, ad esempio, si verificano minacce di aborto o quando il figlio non è stato voluto per davvero. La persona vive il proprio esistere come se fosse un di più, un fastidio, come se la propria esistenza abbia recato solo danno.
2. Non essere te stesso. Si introietta quando i genitori rifiutano il modo di essere del figlio, rispetto alla sessualità, alle capacità, alle opinioni o ai gusti.
3. Non essere bambino. “smettila di fare il bambino e cresci” è un esempio di questa ingiunzione. Si definiscono bambini adultizzati, tutti quei bambini che non si comportano come tali perché vivono un divieto rispetto allo sporcarsi, al fare i capricci, al giocare, all’esplorazione e quindi al viversi l’infanzia.
4. Non crescere. Si trova all’opposto della precedente ingiunzione e oggi è molto diffusa tra i giovani. Da un lato i figli non vogliono crescere per non perdere il gioco con papà o le cure di mamma, dall’altro i genitori sono spaventati dalla perdita delle attenzioni e del ruolo derivante dai figli.
5. Non riuscire. Il senso di questo messaggio è “non riuscire professionalmente, non fare del tuo meglio“. In questo caso c’è una continua ostacolazione ai successi del figlio per timore di essere superati.
6. Non. Tutto ciò che fa o non fa il bambino è suscettibile di critica e accusa. Il risultato sarà un adulto costantemente indeciso sul da farsi, in perenne lotta tra il fare e non fare.
7. Non essere importante. Si tratta di un messaggio che blocca la possibilità di essere importante nella vita professionale, perché diventare, ad esempio, dirigente, creerebbe preoccupazione e dispiacere.
8. Non far parte. Questo messaggio lo possiamo osservare nel bambino che preferisce isolarsi piuttosto che interagire con i pari; la percezione di se stesso può essere sia di superiorità che inferiorità rispetto agli altri. Viene ostacolata la sua voglia e capacità di relazionarsi col gruppo e quindi di farne parte.
9. Non entrare in intimità. L’intimità in questo caso non è intesa solo fisica e sessuale, ma anche mentale ed emotiva; entrare in intimità significa spogliarsi dinanzi all’altro, esponendosi completamente.. Quando non succede è spesso perché si teme di essere feriti e lasciati.
10. Non star bene. Succede nei bambini che, privati delle attenzioni di cui necessitano, hanno la tendenza a farsi male molto facilmente: si sbucciano le ginocchia, spesso hanno mal di pancia e mal di testa, si ammalano di frequente. Ne consegue un adulto che il più delle volte non si sente bene, che crede che questo sia l’unico modo per ottenere amore e protezione.
11. Non pensare. La persona non esprime mai ciò che pensa perché teme il giudizio e la derisione. C’è un divieto nel poter esporre con autenticità la propria idea e visione delle cose.
12. Non sentire. “Non essere arrabbiato“, “non piangere“. Questo messaggio si riferisce sia al mondo emotivo che alla sensorialità e ne può conseguire una difficoltà adulta nel percepire sensazioni fisiche anche di piacere, come quelle legate alla sessualità.
Vediamo adesso quali sono le controingiunzioni.
.1. Sii perfetto. C’è una forte e incessante spinta a ricercare la perfezione, perché l’imperfetto non piace, delude ed è inaccettabile.
2. Sforzati. Ogni risultato lo si può ottenere solo con fatica e sforzo. Si tratta di una spinta a fare le cose accompagnata dall’idea che sia necessario sforzarsi per raggiungere il successo.
3. Compiaci. Si osserva in persone sempre accondiscendenti, accoglienti e sorridenti; non lasciano trapelare cosa sentono perché c’è la convinzione che solo mostrandosi come gli altri vorrebbero si può essere amati.
4. Sii forte. In questo caso, non è concesso esprimere le emozioni e la spinta a esser forti coinvolge anche il corpo. Viene passato il messaggio che solo con la forza si possono superare le difficoltà; i momenti di debolezza e sconforto non sono ammissibili.
5. Sbrigati. C’è la necessità di fare le cose frettolosamente; la persona non si ferma e crede che smettere di correre significhi rischiare di perdere l’occasione.
Infine abbiamo il Modello, ovvero gli atteggiamenti e comportamenti dei nostri genitori che scegliamo di imitare. Pare che questo tipo di messaggio parta dall’Adulto e arrivi all’Adulto, perché richiede una scelta esplicita: “voglio essere come mamma“.
Tutti i messaggi descritti finiscono nel nostro copione di vita, ovvero la storia che scegliamo di vivere sin da piccoli e che confermiamo con le esperienze successive. Il copione può, delle volte, bloccare la nostra autenticità in virtù di divieti che richiedono dei veri e propri permessi terapeutici. Per questo motivo la psicoterapia esplora il nostro racconto e ci permette di cambiare le scelte e le decisioni che abbiamo preso un tempo e che oggi non servono più.
Scegliamo di riscrivere la nostra storia.
“Domani, domani e domani, avanza a poco a poco, giorno dopo giorno, verso l’ultima sillaba del copione, e tutti i nostri ieri avranno illuminato a degli sciocchi la polverosa via della morte. Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita su un palcoscenico per il tempo a lui assegnato, e poi nulla più s’ode: è un racconto narrato da un idiota, pieno di rumori e strepiti che non significano nulla.“
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