Quando scegliamo di esprimere un’opinione, siamo portati a contraddire ed attaccare chi la pensa diversamente. Da un lato ci sono persone che vogliono avere sempre ragione, dall’altro persone che assecondano posizioni diverse dalla propria senza scaldarsi più di tanto. E poi ci sono quelli che vivono la propria vita decontestualizzata, come se ciò che accade fuori da sé non meriti la minima considerazione. Questo succede quando chiacchieriamo con gli amici, quando ci confrontiamo con i colleghi oppure quando i dibattiti interessano contesti più ampi come la politica nazionale, internazionale con annessi e connessi.
Il problema sorge nel momento in cui, a partire da una conversazione dove ci si incontra e scontra, si finisce per svalutare o esser svalutati, dimenticando i contenuti di un discorso. L’Analisi Transazionale spiega, in modo semplice e schematico, le diverse posizioni esistenziali che occupiamo quotidianamente, all’interno di un’unica cornice teorica: l’OKNESS.
Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale. sosteneva che tutti nasciamo principi e principesse, ma tutti possiamo diventare rospi, in base a quanto utilizziamo a pieno il nostro potenziale. Egli partiva dall’idea secondo cui ciascuno di noi è dotato delle capacità, qualità e virtù necessarie per evolversi e raggiungere l’autorealizzazione; questo significa che ogni essere umano è assolutamente in grado di vivere la miglior vita possibile. Tale presupposto è necessario per comprendere la teoria dell’OKNESS, la quale esplicita le posizioni esistenziali che ruotano attorno alla concezione che abbiamo di noi stessi e degli altri. Di solito, tendiamo ad occuparle alternativamente tutte, ma si può dire che preferiamo una piuttosto che un’altra.
Vediamo quali sono.
La posizione considerata sana, quella a cui dovremmo aspirare tutti (e dico tutti!) è “io sono OK, tu sei OK“, ovvero una forma mentis nella quale si accetta l’altro così come se stesso, a prescindere da identità e orientamento sessuale, etnia, fisicità, capacità mentali, lavoro e abbigliamento (ogni riferimento è puramente casuale). Parlo di aspirazione perché è una posizione complicata da occupare, ma non impossibile. Io stessa per abitudine, per limiti personali o idee, inciampo volentieri nelle altre posizioni, accorgendomene solo dopo.
La posizione definita depressiva è “io non sono OK, tu sei OK“, che occupiamo ogni volta che sentiamo di essere da meno dinanzi a qualcuno o all’interno di un contesto sociale. Si prova tristezza per la propria incapacità di essere realmente all’altezza e si finisce per deprimersi, convinti di essere costantemente giudicati nel modo in cui parliamo, ci muoviamo, argomentiamo o agiamo. Come ogni idea che abbiamo su di noi, è possibile che anche questa sia illusoria, superficiale e che porti, ahimè, un vantaggio psicologico che non abbiamo voglia di vedere.
La posizione cosiddetta narcisista, è quella che cita “io sono OK, tu non sei OK” e di conseguenza ci mette al di sopra delle parti. Siamo certi che il nostro interlocutore o il gruppo di persone nel quale ci troviamo, non possano capirci fino in fondo o che non abbiano gli stessi contenuti di valore che noi ci facciamo vanto di esprimere. Ammetto che tante volte occupo questa posizione cadendo in un’arroganza che non fa che allontanarmi anche da me stessa. La saggezza è nella necessità di aprirsi all’altro anche se suo malgrado ascolta musica neomelodica, pratica Zumba o guarda in tv “Uomini e donne” (:D). Scherzi a parte, solo quando diamo la possibilità all’altro di essere accolto, senza giudizio o critica, possiamo incontrarlo.
L’ultima e psicotica posizione è “io non sono OK, tu non sei OK“, tipica di chi vede distruzione in ogni vissuto o esperienza. Si tratta di un sentimento doloroso che non permette di vedere bellezza o sapienza in nessuno, tanto meno in se stessi. Ci si ingabbia nell’idea che niente possa nutrire, sfamare e illuminare perché ogni cosa è marcia a partire dalla nostra anima. Personalmente ho vissuto anche questa posizione nei periodi più difficili della mia vita, quando non vedevo via d’uscita e ogni prospettiva di rinascita era un fallimento preannunciato.
Quali posizioni occupate di più?
Cominciate a farci caso, notate l’emozione che accompagna ogni posizione dell’OKNESS e sperimentate la piacevolezza di poter dire “IO SONO OK, TU SEI OK”. Vi accorgerete di quanto è bello accettarsi e accettare senza freni, inibizioni o pregiudizi che vi sono stati insegnati. Accogliete, siate curiosi e datevi l’opportunità di imparare da ciò che più si distanzia da voi.
“Non fare caso a me, io vengo da un altro pianeta.
Io ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini.“
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